Riflessioni sulla trasferta a L’Aquila per l’ottantottesima Adunata Nazionale
15-16-17-18 maggio 2015
Martedì 19 maggio ore 18,30
Sono al bar Centrale di Moltrasio per sorseggiarmi finalmente, con l’amico Beppe, un bel bianchino – lavorato per me liscio per Beppe – e si comincia a parlare della nostra “4 giorni” appena conclusa. L’amico Luigi Fazio mi dice: perché non metti giù le tue sensazioni sulla trasferta alpina di quest’anno? L’idea mi colpisce, mi fa velocemente riflettere, mi stuzzica; perché no? Le sensazioni che ho addosso di questa Adunata sono estremamente cariche e positive e allora…alè! Penso sia stata la migliore di tutte le Adunate alle quali ho partecipato; tutto quanto è stato veramente ”speciale”. Vorrei fare una cronistoria del tutto, ma non so se ci riuscirò… sono stati 4 giorni veramente impegnativi sotto tutti gli aspetti; ci provo!
Venerdì 15 ore 6,30 – Partenza da Moltrasio.
Gli Alpini…sono Alpini e quindi, nel rispetto che Essi hanno per tutti, sono estremamente puntuali, anzi, in anticipo. Anche quest’anno il nostro faro è il Capogruppo Porro Gianmario, 90 primavere e 275 giorni; un poco acciaccato ma sempre brillantissimo! “Raccogliamo” per strada – Cernobbio – Tavernola – Milano – i nostri cari amici che con la loro disponibilità ed amicizia ci hanno permesso di effettuare questa meravigliosa trasferta.
1a Tappa: LORETO. Per coincidenza in città sta passando la 1000 miglia storica; quale migliore occasione per… scaldare le nostre macchine fotografiche. Poi tutti a pranzo a base di pesce in un ristorante che scoppia di presenze alpine. Pensavamo di essere in tanti ma…ancora di più! L’amicizia alpina è innata (adesso si dice che è nel nostro DNA) e quindi già lì… Ottimo pranzo, titolare e personale squisiti (le cameriere scelte con molto buon gusto). È perlomeno d’obbligo la visita alla Basilica della Santa Casa, uno dei più importanti e antichi luoghi di pellegrinaggio mariano nel mondo cattolico.
Avanti…arrivo a Pineto alle ore 19 per la cena e i pernottamenti (3 notti). L’accoglienza è ottima: bandiere tricolori, pannello di benvenuto con il nostro logo alpino, brindisi. A cinque metri da noi, e non si sapeva, alloggiano gli amici di Monte Olimpino (e non solo) capitanati da Emanuele Roncoroni, che voglio ringraziare per la disponibilità nella ricerca di una buona sistemazione per l’Adunata. Cena buona, ben servita e carica di gentilezze (nessun lamento neanche per scherzo). Il letto, benevolo, ci sta chiamando.
Sabato 16 ore 6,30 – giù dalle brande.
8 persone su 10 già al mare; 1a Colazione, partenza per L’Aquila. Siamo decisamente lontani dai nostri luoghi, ma le sensazioni sono molto positive. L’Alpino Nicola, aquilano, che solo oggi conosco dopo diverse telefonate e che da oggi è fra i miei migliori amici, ci aspetta a L’Aquila EST per farci da guida per vedere le bellezze – e purtroppo anche le rovine – della città.
Meravigliosa la Basilica di San Bernardino, che ha subìto pochi danni grazie alla sua secolare solidità. Imponente la facciata della Basilica di Santa Maria di Collemaggio, purtroppo non visitabile all’interno (quando lo sarà?) Quando ci si addentra nel centro della città, pian piano subentra una sensazione di angoscia e di sconforto. Nessun TG al mondo può rendere l’idea del disastro che ha lasciato dietro di sè il terremoto del 2009. SE NON SI VEDE NON SI PUÒ CAPIRE!! La casa dello studente, con tutte le foto dei ragazzi morti appese ad una staccionata, fa venire brividi ghiacciati. Case e palazzi letteralmente accartocciati; solo i pilastri in cemento armato hanno resistito alla furia del terremoto. Incredibile cosa si vede: mi colpiscono i palazzi “sventrati” specie nei piani inferiori e apparentemente integri nei piani superiori. Non credo che la parola “disastro” possa rendere veramente l’idea. Quello che è rimasto “in piedi” mi fà pensare ad un ultracentenario sorretto in mille modi per poter stare in verticale. Putrelle di ferro – travi di legno – migliaia di tonnellate di “tubi Innocenti”; la sensazione Cristiana è di autentica angoscia. “Pora gent” come si usa dire in questi casi dalle nostre parti. La città è spettrale ed è un autentico deserto. Arriviamo alla Cattedrale Metropolitana dei Santi Massimo e Giorgio: molto più semplicemente il “Duomo”. Cosa è rimasto in piedi della splendida Cattedrale? Ben poco, è un vero pianto. La visita alla città ci impegna per tutta la mattinata. Ripartenza per il pranzo, con una veloce “passata” a Onna; se possibile…ancora peggio. L’amico Nicola, gentilissimo, ci spiega tutto quanto al meglio; adesso è lui seduto sul seggiolino di comando del *Pullmis. Si sale sino a 1346 metri per arrivare ad un borgo di una bellezza incredibile: Castel del Monte. Pranzo al ristorante “La Loggia”; ambiente stile “tempi passati” ma tenuto splendidamente. Personale di autentica gentilezza e cortesia; permettetemi di dire che da noi certe persone si possono trovare ancora solo col “lanternino”. E che dire del pranzo! Il cuoco Alpino Gianni non ha niente e ripeto NIENTE da invidiare ai nostri grandi cuochi così tanto reclamizzati dai nostri media (si dice così?). La coratella, che in vita mia non avevo mai mangiato neanche se costretto, l’ho prima assaggiata e poi gustata con vero piacere. Il pranzo tutto è degno del nostro gran guru Gualtiero Marchesi: provare per credere! Dopo aver pranzato, in *Pullmis siamo saliti ancora più su, sull’altipiano nel centro del Parco Nazionale dell’Abruzzo. Forse perché seduto sul seggiolino “di comando”, ho potuto vedere dei panorami che, campassi cent’anni, non credo di vedere ancora di così belli! L’altopiano è semplicemente meraviglioso e la vista che si gode fantastica. Parliamo della flora (non la nostra vicina di casa). Ragazzi che dire: “lenzuolate” di genziane di un blu…che più blu non si può ci vengono proposte di continuo; molti altri splendidi fiori dei quali non conosco “a braccio” il nome sono lì, sotto il nostro naso; lentamente si scende ed allora ecco dei campi sterminati di crocus in fiore: meraviglioso. Prendiamo per Campo Imperatore e, a dispetto del nostro ottimismo, dobbiamo tornare indietro causa neve; è il momento per apprezzare la bravura del nostro autista Alpino Ivano che, senza nulla rischiare, riesce a fare un perfetto “dietro-front”. Cena a Pineto: chi mangia? Eppure…più di qualcuno ci riesce!
Domenica 17 ore 6.30 – solita sveglia.
Perché siamo qui? Per la nostra grande sfilata annuale. Traffico stradale quasi nella norma; la galleria del Gran Sasso -più di 10 Km- ci introduce verso la nostra destinazione, L’Aquila. Cosa dire…è il solito casino; le disposizioni date sulla carta vengono disattese ed allora…auguri. Riusciamo a visitare la fontana delle 99 cannelle restaurata ed in buono stato; e giù foto…
La sfilata del nostro raggruppamento è prevista per le 14,30; la “solita” ora di ritardo ci permette di “cacciare quattro balle” con gli Alpini della Sezione di appartenenza. Pronti…via! Il percorso è in leggera costante discesa, buon per noi. Torniamo seri: l’aggettivo che mi viene alla mente è commozione. Le signore che dalle transenne (ho la fortuna di essere il nono della mia fila) ti dicono semplicemente “grazie”, mi fanno venire un groppo alla gola che…non dico altro! I tanti giovani e ragazzi che ti invitano al “dammi il cinque” sono semplicemente stupendi! Quanto abbiamo da imparare, grazie a Dio, da questa bella gente!
Fine della sfilata, tutti al *Pullmis. È un autentico gioco di prestigio che si ripete tutti gli anni; ancora oggi non riesco a capire come ci si ritrovi tutti assieme in un lasso di tempo relativamente breve. Sicuramente, per chi crede – ed io modestamente CREDO – c’è Qualcuno che ci aiuta.
Tutti sul *Pullmis (come mi piace) casino stradale pazzesco grazie anche ad un’ordinanza perlomeno cervellotica del Prefetto dell’Aquila. Ivano si incazza tremendamente con un “supervigile” ma non c’è niente da fare; ci sbattono tutti in fila come i bambini dell’asilo.
Rientro a Pineto: “che famm!!” È sicuro che stasera si mangerà bene (a mezzogiorno pranzo… al salto, come da routine). Sul finire della cena una gradita visita; l’Assessore alla cultura di Pineto (bèla tüsa) viene a salutarci seguita “a ruota” dal Sindaco. Torta di commiato e spumante offerti dall’Hotel con tanto di brindisi, cori e fotografie a raffica; tutto veramente gradevole. Prima di andare a nanna: gelato, come oramai d’abitudine. L’amico Alpino Rino Briccola, come d’uso, parla al “gelataio” in dialetto comasco. Ai…distinguo dell’interlocutore chiaramente abruzzese, il Rino quasi incazzato dice “al capiss, al capiss”. Tutti a nanna! Tempi strettissimi…perlomeno il bidet.
Lunedì 18 ore 6.30 – sveglia…idem con patate.
Oramai abbiamo fatto il callo alle alzate di buon mattino; c’è anche chi “anticipa” e va al mare ad incamerare aria buona. 1a colazione e partenza per Urbino.
Visita guidata a Palazzo Ducale; veramente un bello non comune. L’arte è arte, ma qualcuno è…cotto e approfitta in modo esagerato delle panche presenti in ogni sala; anche dietro le tende potrebbe celarsi qualche sorpresa (omissis). Ultimo atto prima del rientro a casa; il pranzo di chiusura a due passi dal Palazzo Ducale, all’aperto, in un bellissimo cortile rettangolare perfettamente acciottolato. La titolare del ristorante, Gloria, ha due perle incastonate al posto degli occhi, nel contesto di un bellissimo simpatico viso; come non farglielo notare… (mia moglie non è venuta all’Adunata). Pranzo ancora una volta eccellente, abbondante e ben servito! Rientro trafficato ma tranquillo, grazie alle indubbie capacità del nostro Ivano.
Cosa dire? Per “scurtala” abbiamo ipso-facto, coniato il detto: “stracch mé asan, ma cuntent”
Un alpino moltrasino “cuntent e stracch”
*Pullmis = PULLman di aMIS = Pullman degli amici